Psicologia delle emozioni: il Disprezzo

06.11.20
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Psicologia delle emozioni: il Disprezzo

Cos’é?


Il disprezzo è un’emozione che viene riconosciuta, di solito, con minore facilità rispetto ad altre come la paura, la tristezza, la sorpresa; sembra somigliare al disgusto, poiché l’espressione del disprezzo consistente nell’arricciamento del naso e movimento della bocca tendente e spingere le labbra in avanti, differisce da quest’ultimo soltanto per la minore intensità: questa emozione verso una persona considerata sgradevole, si esprime in maniera molto simile al disgusto per un odore repellente (D’Urso, Trentin, 1998).

Il disprezzo ha una valenza adattiva. In una prospettiva evoluzionistica lo si può considerare come una modalità espressiva che serve per preparare l’individuo o il gruppo a fronteggiare un avversario pericoloso, un nemico. La sua essenza è la svalutazione dell’altro, la derisione e la sfida; tale stato emotivo, inoltre, può avere degli effetti anche sulla percezione di sè. Ad esempio, una persona può preparasi a difendere il proprio gruppo o se stesso con pensieri: “io sono più forte di lui, io sono il migliore”. Questo messaggio rivolto a se stesso può diventare un segnale per gli altri, e indurli a prepararsi all’attacco o alla difesa (D’Urso e Trentin, 1992).


Sul piano ontogenetico, il disprezzo si manifesta più tardi rispetto alle altre emozioni come la gioia, la sorpresa, la paura e la tristezza; infatti questa emozione  compare tra i 15 e i 18 mesi d’età e si ipotizza che su di essa e sulla sua espressione influiscano le regole sociali e culturali che il bambino apprende durante il suo sviluppo (Izard e Buechler, 1979).



COME SI MANIFESTA?



L’emozione di disprezzo viene prevalentemente espressa nelle situazioni sociali, ossia quando si manifesta uno stato d’animo verso qualcuno che sta interagendo con noi o verso cui dirigiamo la nostra attenzione.



Il disprezzo viene generalmente manifestato attraverso modalità verbali e non verbali.



La ricerca (Garotti, 1982), mostra che le espressioni non verbali di disprezzo sono costituite da:




  • movimenti mimici del volto (29.5%);

  • variazioni nella direzione dello sguardo (29.5%);

  • variazioni intonazionali della voce (23.2%);



Per quanto riguarda le reazioni verbali, si sono evidenziate :





    • la battuta ironico/sarcastica (51.2%);

    • lo scherno, derisione (15.5%);

    • l’insulto (13%);




Darwin evidenzia la similitudine tra disprezzo  ed emozioni come disdegno, sdegno, derisione, sfida. L’espresione facciale evidenziata, in questo caso, è diversa; consiste in un particolare tipo di sorriso o ghigno caratterizzato dalla contrazione del labbro superiore. Tale espressione di sorriso esprime che la persona verso la quale si prova disprezzo è insignificante e poco temibile.



L’emozione del disprezzo, viene espressa prevalentemente nelle situazioni di interazione sociale. In particolare, secondo Garotti (1982), il disprezzo verso un altro individuo è provocato soprattutto da comportamenti trasgressivi di norme morali (23.5%), dal tradimento della fiducia (15%), dalla trasgressione di convenzioni sociali (14.5%), da comportamenti aggressivi e violenti (12%), da atteggiamenti immotivati di superioriorità (11%), da insincerità e falsità (10%).
Dalla ricerca emergono inoltre differenze significative tra maschi e femmine nello sperimentare disprezzo: per i maschi il tradimento della fiducia e atteggiamenti immotivati di superiorità sono le situazioni scatenanti più frequenti; viceversa per le femmine le situazoni scatenanti più rappresentate sono le trasgressioni di norme morali e la falsità.

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“Se riesci a non disprezzare nessuno, sarai sfuggito al pericolo di molte debolezze.”


Charles Dickens



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“Le ferite incurabili sono quelle inflitte dalla lingua, dagli occhi, dalla derisione e dal disprezzo”


Honoré de Balzac



Fonte:


– D’URSO V. e TRENTIN R. Sillabario delle emozioni, Giuffrè 1992


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